In preparazione alla relazione: I COMPITI A CASA - leggo: La Scuola di mio Figlio

La Scuola di mio figlio di Paola di Pietro Red Edizioni.

Questo libro è molto breve (110 pagine) e semplice. Lo consiglierei a genitori piuttosto ansiosi e insicuri che inseriscono per la prima volta un figlio nella scuola, perché, in modo chiaro, sintetico e preciso, indica alcuni comportamenti utili.

Una sintesi schematica.

Interessarsi realmente a ciò che succede in classe - Coinvolgere i bambini e parlare con loro (domande differenti e modi differenti per avviare una conversazione):
  • Domande sincere
  • Evitiamo la fretta
  • Conversiamo, non interroghiamo
  • Mettiamoci nei suoi panni
  • Svegliamoli le nostre imperfezioni
Diamo fiducia agli insegnanti:
  • Sono sempre da rispettare
  • Non mettiamoli in cattiva luce
  • Diamo ai bambini una buona ragione per stimare gli insegnanti
Per creare un clima sereno e positivo:
  • Dimostriamo di credere nei nostri figli
  • Stimoliamoli al gusto di sapere
  • Diamo il giusto valore ai voti
  • Evitiamo di causare sensi di colpa
  • Non alimentiamo la competizione
  • Affiancarli, non sostituiri a loro
  • Meglio fidarsi che pretendere che facciano a modo nostro
COMPITI:
  • Fretta: nemica pericolosa
  • Cavarsela da solo, ma sapendo di poter sempre contare sui genitori
  • Invitarlo a correggere, non correggere noi
  • Gratificare gli sforzi
  • Poco controllo ma presenza discreta e costante
  • Insegnare che ogni scelta ha un prezzo bisogna essere disposti a pagare in prima persona.
AIUTARE I BAMBINI A CAPIRE IL SENSO DEI COMPITI.
Credo che questa sia la frase fondamentale ma prima di tutto dovremmo capire noi il senso dei compiti per poterlo trasmettere a loro e per capirlo qualcuno ce lo dovrebbe spiegare.
Quindi il mio primo "consiglio pratico" che ricavo da questo libro è pretendere che all'inizio del percorso scolastico gli insegnanti spieghino a genitori e figli (separatamente) il senso del lavoro a casa, facendo in modo che si crei un dialogo costruttivo in cui risolvere molti dubbi.
Dedicare a questo incontro uno spazio a sé, non durante le lezioni, cinque minuti in fretta.
Un incontro extrascolastico in cui gli insegnanti insieme presentino il loro progetto.
In questo modo i genitori avrebbero materiale per aiutare i bambini a comprendere e i figli avrebbero una spiegazione chiara e sensata di quello che stanno facendo, trovando poi la conferma dai genitori in casa.

Commenti

  1. Ricordo che quando John frequentava la prima classe alle elementari, i primi mesi gran parte dei compiti consisteva in colorare delle schede con dei disegni prestampati. Lui detestava profondamente colorare disegni non fatti da lui stesso, noi genitori davvero non siamo stati capaci di comprendere il senso: da un bambino che amava disegnare e colorare, stava diventando un bambino che dalla rabbia strappava i fogli. Alla fine - come quasi tutte le altre mamme, ho scoperto piú avanti - le schede le ho colorate io, rigorosamente con la mano sinistra, per evitare che diventassero troppo perfette, eh-eh :) Inutile parlarne all'insegnante, lei sosteneva che fosse un compito importantissimo per "preparare la mano alla scrittura". Beh, Sandro ha imparato a scrivere benissimo senza alcun obbligo di colorare schede per settimane e settimane ;) Voglio dire che il fatto di "dare fiducia all'insegnante" é una bella cosa - in teoria, ma poi bisogna vedere chi si ha davanti.
    Sinceramente sarei per l'abolizione dei compiti a casa. Si parla sempre del mettere al centro l'individuo con le sue capacitá, ma alla fine tutti i bambini (lo vedo da mia nipote) ricevono gli stessi compiti da svolgere. Alcuni fanno in due minuti, altri stanno lí ore e ore senza fare grandi passi in avanti, ed é davvero peccato per il tempo, magari fuori c'é il sole e gli amici... e il tempo per giocare e sentirsi "bambini" diventa sempre meno, alla fine rimane quasi solo l'energia per guardare la TV. Inoltre spesso mi pare che con il sistema dei compiti venga delegato ai genitori il compito di approfondire o rispiegare il tema, mia nipote ad esempio mi ha detto che non ha il coraggio di dire a scuola di non aver capito una cosa anche perché gli insegnanti devono andare avanti con il programma e non hanno il tempo di fermarsi.
    Ovviamente dipende molto anche dagli insegnanti, ma ne ho conosciute davvero molte che non sono per niente felici del sistema che li costringe a lavorare in un certo modo, sotto la pressione di programmi e compiti, senza la reale possibilitá di rispettare le capacitá e i limiti dell'individuo.
    Ecco, questo sistema era giá molto diverso nella scuola montessoriana invece, dove si lavorava con un gruppo misto di bambini tra i 6 e i 14 anni, senza programmi, senza orario di materie fisso, senza compiti (ma il bello é che molti bambini interessati in un contenuto, a casa continuavano con le ricerche e l'approfondimento).

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  2. Concordo totalmente con Sybille e leggendo di John mi sembrava di vedere Matilde che tracciava segni nervosi e ovviamente fuori dai contorni l'anno scorso in prima elementare (però a lei non è mai piaciuto nè disegnare nè colorare).
    Io sono stata accusata di non essere collaborativa proprio dalle insegnanti perchè ho chiesto se si poteva evitare di far saltare l'intervallo alla bambina perchè non riusciva quasi mai a finire le schede assegnate; secondo me era assolutamente impossibile per lei finirle in quel quarto d'ora in cui con la mente era nel cortile con i suoi compagni che giocavano. La richiesta mi è stata negata perchè con Matilde si deve fare così, per svegliarla, perchè è molto lenta e comunque questa cosa dell'intervallo fa parte del loro sistema educativo.
    Io faccio buon viso a cattivo gioco e continuo a incoraggiare Matilde a seguire le indicazioni delle insegnanti, ma visto che non è una bambina stupida prima o poi si accorgerà che sto mentendo.
    Il discorso della fiducia totale agli insegnanti è un tema delicato.

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  3. Ciao! Due temi scottanti, i compiti e la fiducia totale negli insegnanti. La maestra prevalente di mia figlia (9 anni)non ha mai dato compiti a casa perché ritiene che, se un bambino lavora bene a scuola, non ce n'è alcun bisogno. La sua collega invece li seppelliva letteralmente, non tanto durante la settimana (la scuola è a tempo pieno, e nelle ore non curricolari fanno esercizio) quanto durante le vacanze, anche se brevissime. Abbiamo provato a protestare, ma non è servito a nulla, anzi: ci siamo sentiti dire che "non avevamo voglia di perdere tempo a seguire i nostri figli". Il che in un certo senso era anche vero: era una perdita di tempo, che poteva molto più utilmente essere investito facendo passeggiate, visitando un museo, un monumento o un'altra città, o anche leggendo un buon libro. La maestra del piccolo (6 anni, stessa scuola) dà invece sempre almeno un esercizio di scrittura ogni fine settimana: mio figlio se la cava in un nanosecondo, ma a me sembra comunque ingiusto, visto che questi bambini passano a scuola la bellezza di 40 ore alla settimana.
    Quanto alla fiducia nell'insegnante, concordo sul fatto che non può essere cieca. Quest'anno a mia figlia è toccata in sorte (fortunatamente per poche ore settimanali, ma sempre troppe) una persona fortemente problematica che riversa sui bambini tutte le sue frustrazioni. Quando mia figlia esprime le sue difficoltà, cosa dovrei dirle? Che siccome è una maestra va bene così? Non posso. Non mi è rimasto che spiegarle che tutte le persone che incontriamo ci lasciano qualcosa, ci insegnano come essere e anche come non essere, e che se questa persona la fa sentire così a disagio se lo ricordi e, da grandi, non tratti mai un bambino in quel modo. Il che ovviamente non esclude il fatto di curare la sua materia con lo stesso zelo con cui segue le altre: chiaramente non è facile, perché la motivazione non è esattamente alle stelle, ma con un po' di supporto domestico direi che ce la stiamo cavando.

    Bianconiglia

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  4. vedo che hanno già detto tutto, concordo con voi, e sono davvero felice di essere in compagnia... a volte criticare i compiti a casa sembra negare il "dovere" scolastico dei bambini (soprattutto se ci si confronta con certi insegnanti), mentre tutto ciò che è esperienza vera, reale, è in un certo senso compito, come non considerare formativa una passeggiata nella natura a raccogliere, e riconoscere, foglie? come non considerare formativo l'incontro con altri bimbi in un parco, il correre in giardino, il leggere un libro (anche se non prescritto dalla scuola), lo studiare nuovi giochi? ce n'è di strada da fare, per questa scuola, ce n'è ancora molta, l'importante è mantenere vivo il dialogo con chi in questa scuola gestisce i nostri figli, ma anche questo non sempre basta... grazie per i preziosi spunti (tra l'altro capiti a fagiolo, in questo periodo!!!)

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  5. Ma non possiamo fare qualcosa per tutto questo?

    (A parte Sybille che l'ha fatto)

    Spero entro il fine settimana di postare I COMPITI A CASA di Philippe Meireu che è fantastico!!!
    Ma mi mette in crisi in maniera pazzesca e quindi ogni tanto mi fermo a respirare...
    Tra l'altro ieri c'è stata la riunione con le insegnanti e mentre ascoltavo quello che dicevamo mi tornavano continuamente in mente le parole del libro e immagino la mia faccia!

    Vi ringrazio tanto per i vostri commenti mi aiutano per riflettere e confrontarmi. E mi saranno utili tanto.

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  6. io sto pensando quest'anno di non far fare i compiti delle vacanze estive.
    Alle maestre importa che i bimbi ripassino e d'altra parte per me sarà più semplice pensare a qualcosa di alternativo al libro delle vacanze considerando che si tratterà solo di ripassare e non di spiegare cose nuove.Penso che possa essere una piccola palestra per metterci alla prova e nello stesso tempo mostrare alle maestre che c'è un alternativa valida al metodo tradizionale.Io penso che il problema sia di impostazione:io per esempio non posso troppo lamentarmi della mole di compiti a casa, ma credo che in una scuola ideale sarebbe bello che il pomeriggio fosse dedicato ad approfondire, che il sapere fosse più libero di circolare...è un po' confuso il mio pensiero, non mi sto aggiornando come te, anche se adesso in vista di questo progetto lo farò.Ho visto anche che in rete ci sono molti materiali, per lo più di chi fa homeschooling, ma sono quasi tutti in inglese e io non ci capisco un'acca!Otto anni di inglese a scuola più due esami all'università ed eccomi qua, e non è che non studiassi!Anche questo dovrebbe far riflettere sull'impostazione scolastica che c'è da noi.Ci teniamo aggiornati, eh?
    roberta

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