E POI NON NE PARLO PIU'

Ritorno ancora in argomento perché è un tema che non riesco a digerire.
Ci sono comportamenti/idee/credenze che io non condivido ma riesco a capire da dove vengono, come nascono, perché esistono e quindi me ne faccio una ragione, comprendo, diciamo così.
Quando invece non riesco ad arrivare a questa comprensione mi scervello e non mi do pace, perché DEVO capire. E capire non significa condividere per me, significa avere una spiegazione dell'origine di quel modo di vivere o altro.

Lunga premessa per il discorso MAMME IN CARRIERA che non trova pace.

Allora, forse ho capito!

Tutto nasce da un fraintendimento.

L'uomo in carriera può farcela ad arrivare ad alti livelli, se ha una famiglia, perché alle spalle ha una Donna che lo sostiene, lo sostituisce e può essere un "buon padre" perché la stessa Donna lo esalta continuamente davanti ai figli, crea nella loro immaginazione un essere perfetto, crea le condizioni perché nei pochi momenti in cui lui è con i figli tutto vada per il meglio, lei fa il doppio/triplo/quadruplo lavoro per tenere insieme la famiglia e permettere a lui di far carriera. (Situazione da cui poi trae comunque vantaggi anche lei...)

Un uomo che ha famiglia e non ha una donna di questo tipo alle spalle è semplicemente un padre assente, i suoi figli magari soffriranno anche molto per questo, lo stesso sua moglie ma lui SEMPLICEMENTE non se ne accorge o se ne frega, lui E' CONVINTO che il suo ruolo a questo mondo sia quello di lavoratore (che merita, oltretutto, tempo libero per sé visto che lavora così tanto) e non si crea nessun problema.

LEI invece difficilmente ha un uomo che la sostiene alle spalle ma anche se l'avesse (perché ci sono anche questi uomini) NON HA PACE, vive di sensi di colpa, vorrebbe arrivare dappertutto, non riesce ad accettare di essere sostituita, non riesce a delegare, non riesce a non controllare o semplicemente non riesce a convivere con il pensiero di non essere una "brava madre". Quindi oltre ad essere assente è anche stressata, nervosa, sempre di corsa.
Se LEI facesse come LUI nel momento in cui è convinta che la scelta giusta sia la carriera, sarebbe felice, soddisfatta, libera dai sensi di colpa.

Quindi la mia conclusione è questa: DONNA scegli. NESSUNO riesce a fare tutto bene, tutto perfetto, tutto ad alti livelli. TU NON VUOI essere come l'uomo vuoi essere MOLTO DI PIU': vuoi essere perfetta!
Arrenditi: è impossibile.

Scegli: vuoi arrivare in alto? Vuoi dedicare 12 ore al giorno x 6 giorni alla settimana al tuo lavoro? Vuoi essere   all'estero per 3 settimane su 4? FALLO. Ma fallo perché ti piace, perché ti senti utile, perché è un lavoro meraviglioso, perché ti dà soddisfazioni enormi, perché è la tua ambizione, perché è questo che vuoi dalla vita.

Vuoi anche un figlio? Pensaci bene, lo vuoi davvero o è solo per dire che anche tu l'hai fatto?
Lo vuole tuo marito? Allora che lo cresca lui. E' possibile. Lui lo vuole lui rinuncia alla carriera perché la tua è più prestigiosa o semplicemente perché tu stai meglio se lavori.

Lo vuoi tu il figlio? Non hai collaborazione dal marito? Allora sappi che devi accettare di delegare.
Sappi che moltissimi uomini e donne sono stati cresciuti da tate amorevoli. Il tuo compito è fare di tutto perché tuo figlio abbia una figura di riferimento ma soprattutto che tu riesca a ritagliare, nella tua vita frenetica (che poi non è solo di lavoro, diciamocelo, ma diciamocelo sinceramente...perché con i soldi che guadagni che ci fai? Ti serve un sacco di tempo anche per spenderli, sii sincera...) uno spazio per lui, per fargli capire che il tuo lavoro viene prima per tutte le ragioni che gli spiegherai ma lui, TUO FIGLIO, ha uno spazio importante nel tuo cuore e nella tua vita, hai piacere a passare il tempo con lui, hai piacere a condividere con lui. Fagli capire che esisti ANCHE per lui.

Voglio essere sincera fino in fondo. Molte volte il problema non è lavorare o no, fare carriera o no, il problema è come faccio a continuare la mia vita da adolescente se aggiungo anche un figlio???
Non me la raccontano più queste donne in carriera, oltre alla carriera vogliono amici, party, aperitivi, magari qualche scappatella, shopping, bellezza, viaggi, conoscenze, cinema......e poi????
Non sarò MAI io a dire che non ci si debba prendere tempo per se stessi, che non ci si debba ritagliare spazi di solitudine, d'intrattenimento, di coppia o di ozio...Ma FLESSIBILITA': un figlio di un anno concede poco, tre anni qualcosa in più, dieci tantissimo, quindici...meno ti vede meglio è!

SE invece marito e moglie lavorano per mantenere la famiglia o anche per concedersi quel qualcosina in più del semplice mantenimento, il messaggio arriva ai figli forte e chiaro. Non c'è bisogno di sensi di colpa. Lavoro perché possiamo abitare in questa casa, perché possiamo mangiare questo cibo, perché possiamo concederci questo e quello. Le donne di questa categoria devono essere orgogliose di se stesse.
E lo stesso vale per chi ha un normale lavoro di 4/6/8 ore, verticale, orizzontale, obliquo.

INFINE. Ma chi giudica la donna che lavora? Chi assolve l'uomo in carriera?

PENSATECI, PENSATECI BENE, FATE MENTE LOCALE....

NON SONO GLI UOMINI, SONO LE STESSE DONNE!!!!

LIBERATEVI RAGAZZE! Fate quello che sentite giusto, fate delle scelte, organizzatevi in tempo ma soprattutto non cercate la perfezione! E prendetevi le vostre responsabilità.

Con affetto.


Qui, da Msr Owens di Amori&Incantesimi una bellissima testimonianza, lucida e reale.

PS. E se non vi è ancora capitato sott'occhio quest'articolo...leggetelo...http://carodirettore.vanityfair.it/2011/07/12/donne-che-odiano-le-mamme/

Commenti

  1. :-) Buona notte cara Alchemilla e grazie per l'invito :-)! Ho letto tutto ma adesso sono un po' stanca per la risposta: l'argomento è di quelli arguti :-D L'ho letto tutto e lo trovo molto interessante...ti abbraccio :-)

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  2. wow.....
    adesso metabolizzo poi ti rispondo...
    ps buongiorno...!
    bacio
    elena

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  3. buongiorno, con il caffè gelato appena bevuto e con il ventilatore che passa ritmicamente provo a dire la mia. Forse passerò un pò conservatrice, ma...
    io penso che non fare differenza tra genere comporta questi squilibri. "Generalizzando" la madre fa la madre e il padre fa il padre. Mi spiego, premettendo che la parità di diritti tra uomo e donna per me è sacrosanta e indiscutibile, quando ci sono situazioni di sensi di colpa, squilibri, spesso tutto nasca dal voler negare quello che secondo natura una madre è per i propri figli. Se guardiamo anche tra gli animali è questo quello che accade. Il senso materno, di cura e accudimento è maggiormente più forte nelle donne, parlando sempre in generale, quindi quando socialmente siamo portate ad avere una altro ruolo, per così dire più maschile, le due cose cozzano fra loro. Finora io non ho incontrato, sicuramente per mia sfortuna, donne e madri in carriera che non assumessero un atteggiamento maschile lavorando e che al contrario esprimessero tutta la loro femminilità nel senso più ampio anche nel realizzarsi ad alti vertici. E poi in Italia, dove le politiche per le donne madri sono a livello zero, una donna non può scegliere. O fa la madre o fa la donna in carriera. MI chiedo, può una grande manager lavorare part time, senza essere superata dai suoi colleghi, senza essere messa da parte o vista come quella che non vuole lavorare? Non è l'atteggiamento italiano quello che più lavori e più frutti, viceversa meno lavori e meno frutti, mandando al diavolo la qualità? Forse perchè non si può riconoscere che una donna nel momento in cui diventa madre acquista valore, ma ha anche bisogno di tempo per crescere suo figlio, e non appena la vita ritorna ad un suo equilibrio, può essere fonte di maggior valore anche nel suo ambiente di lavoro? Questo credo spesso sia il problema all'esterno che come uno specchio si riflette all'interno della vita di una donna in carriera che ad un certo punto diventa madre.
    Sempre "generalizzando", poi immagino casi specifici di persone-donne-uomini stronze e egoisti che usano la carriere come paravento per fare quello che gli pare e piace, ma questo è un altro discorso.
    non so se sono riuscita a spiegarmi, il caffè ha appena fatto effetto dopo l'alzata all'alba, un abbraccio!

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  4. Tra 10 giorni si ricomincia a lavorare. Dopo un anno (che lusso) di maternità. Grazie per le tue parole.

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  5. Su questo tema sono anche io piuttosto conservatrice perché penso che la maggior ricchezza sia la diversità...E perdiamo tanto se le donne vogliono assomigliare sempre più agli uomini...

    Sono anche convinta che le donne possono dare molto se "aspettate", come dici tu, dopo la maternità e che il figlio sia un bene comune, non solo della famiglia. Tutta la società dovrebbe contribuire al suo crescere...ma questi sono sogni.

    Penso però che ad alti livelli, livelli manageriali, sia davvero impossibile concedere dei part-time o lunghe aspettative.
    Sono situazioni incontrollabili in cui la tua presenza è richiesta continuamente.

    Certo, anche qui sogno, immagina un team di donne che si supporta per poter sostenere carriera e maternità, intercambiabili, informate, unite...
    Continuo a sognare?

    Confesso che io sono stata MOLTO fortunata; fino a quando ho lavorato ho avuto dei responsabili e dei titolari dell'azienda che hanno recepito il messaggio: non conta quante ore lavori, l'importante è che lavori bene.
    Quindi io ho avuto orari flessibili, permessi, riduzioni di orario etc.etc. E, mi rende felice, il fatto che si ricordino di me con affetto e stima e quando mi sono licenziata è dispiaciuto loro davvero! (nonostante un giorno arrivassi alle 9, l'altro alle 9.30 poi magari alle 8 perché dovevo uscire prima...e non mi avanzassero MAI giorni di ferie!)

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  6. Benvenuta Giuli, vai tranquilla, serena e sorridente, torna a casa stanca ma felice e non metterti a pulire!!!Un abbraccio e buona fortuna!

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  7. Oh, Alchemilla, tranquillizzati! Ma 'ndo le vedi queste donne che voglio fare carriera + continuare la bella vita di adolescente + avere dei figli? Non dico che non ci siano ma personalmente (per fortuna) non c'ho a che fare. Io vedo tutte done che si fanno un mazzo tutto il giorno ma non per fare le manager, quanto per far quadrare i conti, non far mancare niente ai figli e magari ritagliarsi delle piccolissime, microscopiche soddisfazioni personali (tipo un vestitino in più o una pizza con un'amica ogni tanto).
    Per il resto hai ragione. Purtroppo noi donne si deve scegliere tra investire tempo ed energia più sul privato o più sulla realizzazione professionale. Io penso che non sia giusto. Molte donne sono brave, hanno studiato e hanno talento, talento che devono buttare alle ortiche perchè altrimenti non riescono a farsi una famiglia. Ci vorrebbe più sostegno sia da parte del marito che da parte delle istituzioni (servizi funzionanti e di qualità come nel nord Europa).
    E poi non essere così razionale: il richiamo della maternità è fortissimo in una donna e non è paragonabile alla paternità. E' biologico o indotto dal condizionamento sociale? Su questo sono stati scritti fiumi di parole e non sono in grado di darti una risposta.
    Infine, conosci "Lucida follia" di Conciliare stanca?
    http://conciliarestanca.blogspot.com/2011/06/una-vita-di-piccole-cose.html
    Mi sembra che anche lei abbia a cuore questo argomento anche se da un punto di vista leggermente diverso.
    Ti abbraccio e grazie di avermi chiamata in causa (in ogni caso li leggo tutti i tuoi post ma con i miei tempi biblici, a proposito di conciliare stanca).

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  8. ciao Alchenilla
    ho letto il link che suggerivi...ho riletto il tuo post precedente (tra l'altro mentre facevo colazione e forse avrei gradito un argomento più leggero di prima mattina, ma mi sono appassionata all'argomento..), ecco forse ancora una volta esistono ancora eccezioni al tuo pensiero.
    A volte si deve lavorare per ovvie ragioni di sopravvivenza, e altro che party, shopping ed aperitivi, neanche un parrucchiere ci scappa più!!! Per scelta ho voluto tre figli e li ho seguiti nella crescita con grande gioia fin dall'inizio rinunciando (ma non voglio usare più di tanto questa parola perchè non trovo sia stata na rinuncia...) al lavoro e chissà quale carriera??? Felice mi sono dedicata al mio lavoro di mamma e moglie. Purtroppo per alcune importanti ragioni familiari, ho dovuto iniziare a lavorare inventandomi anche un lavoro che mi piace moltissimo. Due dei mie figli ora sono grandi ed hanno vissuto una casa serena sempre in ordine e ogni cosa funzionava più o meno come doveva...Sono loro che non accettano il fatto che io lavori, tra l'altro sto spesso al computer (per lavoro...) e lo associano a strumento di gioco o di evasione. Con la piccola sì che mi sento in colpa in quanto non le ho dedicato tutto il tempo che avevo dedicato agli altri. Conclusione: regna sovrano il caos con grande malumore generale, mi piacerebbe assai delegare ma non posso per pure ragioni economiche. E il marito... prima non avrebbe mai accettato che io lavorassi, ora aspetta anche lui il mio"stipendio" e vorrebbe anche l'efficenza della donna casalinga. Terribile dici? Lo vedo anch'io certo! Ma a volte non c'è tanta possibilità di scelta...
    Ho un lavoro che coincide però con i miei interessi e quando lavoro sono contenta e sogno...Sogno in un futuro, un piccolo rifugio in cui "coltivare" ( verbo in questo caso due volte appropriato) le mie passioni.
    buona giornata

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  9. Lo so: i servizi, le istituzioni. Dove vivono? Non vedono che c'è bisogno di intervenire per sostenere queste donne, per aiutare le famiglie!
    Però credo che le ragazze moderne dovrebbero proprio "educare" i loro mariti alla collaborazione, dai!

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  10. Mi permetto...Perché non fai leggere questo post al marito e ai due figli più grandi?
    Perché magari capiscono che non puoi arrivare dappertutto e se loro contribuissero troverebbero tutto più ordinato come piace loro!
    FAI SCIOPERO!!!

    Sono certa invece che la piccola capisce la situazione ed è orgogliosa della sua mamma che lavora e trova anche il tempo per lei. E ammirevole riuscire ad inventarsi un lavoro che si ama per contribuire a mantenere la famiglia.

    Ad un corso "Genitori Efficaci" una donna diceva che lei stava impazzendo perché nessuno l'aiutava nei lavori di casa...Però non aveva mai manifestato questa cosa. In un momento di calma e serenità (non quando era nervosa e piena di cose da fare) ha parlato sinceramente, proprio a cuore aperto, con il marito e con i figli.
    Da quel giorno ha iniziato a chiedere, cosa che prima non avrebbe mai fatto, sperando sempre che gli altri si accorgessero delle cose da fare.
    Ha iniziato a chiedere e ad aspettare i tempi degli altri nell'evadere le sue richiesta, ha cominciato ad accettare che i letti fatti dai figli non fossero perfetti, che i panni stesi dal marito fossero inguardabili...Chiedeva, magari sbuffavano, magari non dicevano subito sì ma lei aspettava, richiedeva. E alla fine si è formato questo nuovo equilibrio che porta serenità a tutta la famiglia.

    Certo spesso deve ancora urlare!!!

    Questa storia, allora, mi aveva commosso, vorrei che tutte noi riuscissimo a fare il passo di "umiltà" di questa donna che abita a pochi km da casa mia e ha 5 figli!

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  11. Cara Alchemilla, questa volta sono un po' in disaccordo con te e mi sento un po' colpevolizzata dal tuo post.
    Ho un lavoro che amo moltissimo e due figlie che chiaramente amo più del mio lavoro, e sono una mamma in carriera.
    Carriera per la quale ho studiato moltissimo e continuo a tenermi aggiornata con letture, corsi e altro.
    Mi piacciono gli aperitivi, i viaggi e anche altre cose che hai descritto, ma non é per questo che lavoro così duramente.
    Lavoro così perché amo il mio lavoro, mi da soddisfazione e mi gratifica.
    Spero di riuscire a fare un post su questo argomento che prende molto in giornata.
    Buona settimana
    Ludo

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  12. Cara Ludo, mi spiace farti sentire colpevolizzata perché il mio obiettivo era proprio quello di togliere i sensi di colpa ma invitare ad ammettere che non si può fare tutto, prendendosi la responsabilità delle proprie scelte.
    Quello che intendo è che se hai un bambino di un anno e lavori 12 ore al giorno non puoi concederti gli extra e pretendere di essere anche una mamma presente. E' proprio una questione matematica. Il tempo è quello, non ci scappa...
    Con un figlio più grande si modifica ancora tutto. etc.etc.

    Ma che poi non è vero neanche questo,dipende tutto dalle possibilità, dall'energia, dagli aiuti...e via così.

    Quello che vorrei dire è questo: se si fa una scelta e si è sereni, avanti tutta! Quello che dicono gli altri non conta.

    Ma se scegli (se puoi farlo) di lavorare o se scegli (se puoi farlo) di rinunciare al lavoro per accudire i tuoi figli poi non giudicare chi ha fatto una scelta diversa dalla tua.

    Comunque aspetto il tuo post.

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  13. ara Alchemilla questo post mi ha preso molto perchè è una questione a cui penso spesso...
    Sono d'accordo con te sulla questione delle scelte, sulla collaborazione in famiglia e non amo particolarmente l’idea di chi, fatta una scelta, poi critichi duramente chi ha fatto la scelta opposta o addirittura la snobbi.
    Io credo molto nelle forza delle donne...in quell'energia trainante di cui solo noi siamo portatrici...

    E credo anche che le ISTITUZIONI [e dove sono???!!!] dovrebbero aiutare noi donne a non scegliere tra lavoro e famiglia. E per lavoro non intendo ruoli professionali elevati...cioè non intendo solo le donne in carriera ma anche le donne che vorrebbero far quadrare il cerchio perchè oggi un solo stipendio non basta assolutamente...
    Personalmente da quando ho intrapreso il mio percorso all'università ho sempre lavorato [anche se saltuariamente], questo ha rallentato i miei studi poi ho avuto un anno pieno di dubbi nel quale non sapevo davvero cosa volevo...l'ho superato, sono stata ferma con il lavoro poi ho fatto dei lavoretti, tipo il doposcuola, perchè non vivo nella bambagia e i miei genitori fanno enormi, stratosferici sacrifici x me, x la famiglia. Così come mio fratello, più piccolo di me, che dopo la scuola ha deciso di non andare all'università [anche se ultimamente l'idea gli è balzata x la mente] e ha deciso di andare a lavorare. Un animo tenace, lo adoro.
    I miei li ammiro enormemente. In particolar modo mia madre.
    La decisione di non abbandonare gli studi in Legge nasce dall'esigenza di migliorare il mio lavoro...non di fare carriera per diventare magistrato o notaio! non l'ho mai pensato perchè ho sempre avuto il desiderio poi di crearmi una famiglia ed ero e sono consapevole che non si può volere tutto o fare tutto e tutto bene alla perfezione. Forse proprio per questo la mia passione di diventare Avvocato civilista pian piano si è affievolita lasciando posto ad altre cose…proprio perché io una famiglia la voglio…anche solo un figlio…perché sento di essere nata x questo.
    Sono stata [e lo sono tuttora] consapevole che un prezzo si paga comunque...qualunque scelta si faccia.
    Il mio ragazzo invece è in cerca di un lavoro più stabile e continuativo, si impegna molto in ogni cosa che fa e non si arrende mai.
    Ma da queste premesse capirai che non ci sono le basi materiali x crearsi una casa e una propria famiglia anche se la voglia è molta da parte di entrambi.
    A settembre, per questo, ho deciso di cercarmi un lavoro come Ragioniera [perchè sono diplomata in questo] …non mi importa di ciò che diranno gli altri [discorsi sul stringi la cinghia e pensa a studiare, discorsi validi e giusti ma sono stanca… farò molto sacrifici l'ho già fatto in passato questo lavoro e so cosa vuol dire conciliare studio e lavoro. Però dentro ho quella carica e quell'energia che forse non avevo 4 anni fa. Spero nella clemenza del datore circa gli orari flessibili x poter studiare...ma ho imparato che bisogna contare solo sulle proprie forze e non aspettarsi niente da nessuno.
    E poi non è che voglio lavorare per capriccio...è chiaro nessuno lo farebbe, né x viaggiare o andare chissà dove...ma lavoro x necessità, x le cose comuni che magari non posso fare/permettermi, x il mio futuro, per poter essere finalmente indipendente, per riuscire a metter su casa e famiglia ....cose CHE SONO DIVENTATE UN LUSSO OGGI! E CHE INVECE DOVREBBERO ESSERE UN DIRITTO...e brunetta [la b in minuscolo non è casuale] ci chiama bamboccioni?! Ma lui che ne sa?!

    Grazie per questo post perché mi hai ispirata a scriverne uno su queste tematiche…che già accennai tempo fa.
    Un abbraccio e scusa se mi sono dilungata troppo forse.

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  14. eccomi qua....
    non posso che notare ed apprezzare i tanti punti di vista e le sfumature che ognuna delle intervenute ha dato con il contributo della personale esperienza...
    vero siamo diversi, per natura
    vero la maggior parte delle donne lavora per necessita' e non per ambizione di carriera
    vero ci sono datori di lavoro comprensivi e non
    vero ci sono compagni collaborativi e non...
    vero ci sono colleghe odiose e non (vedi articolo)
    vero ci sono donne che approfittano della maternita' per restare a casa da subito senza una effettiva necessita' di salute mettendo in difficolta' colleghi e datori di lavoro non permettendo un graduale avvicendamento...
    vero ci sono donne che si sovraccaricano, e che non chiedono
    vero in italia non c'e' tutela, non c'e' aiuto....
    vero dobbiamo anche vivere con leggerezza e se ho voglia di farmi l'aperitivo me lo faccio....

    ....trovare il centro di gravita' per andare avanti il piu' serenamente possibile....io ci riesco forse un giorno si e uno no....
    il giorno che lo trovo tutto fila alla perfezione, il giorno che lo perdo...ringhio ...se poi mi devono anche arrivare ....vade retro...
    bye sisters....
    elena

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  15. Grazie per la tua esperienza Ninfa.
    E' proprio difficile...ma la cosa più difficile è accettare che tutto questo è così per l'incapacità di gestione di chi governa e per l'ingordigia di certi grossi nomi.

    Cerca di rallentare ma non mollare gli studi!
    Io, ormai 18 anni fa, ho scelto di non fare l'università perché non avevo soldi ed ero stanca di fare la "fame" e poi volevo sposarmi e iniziare una vita indipendente dalla mia famiglia. Quello che ora mi rende felice ma mi chiedo continuamente...se avessi posticipato tutto di cinque anni?

    Io capisco che studiare non è solo per il lavoro ma proprio per il piacere di farlo.

    Buona fortuna per la ricerca! Non demoralizzarti, comunque. A volte la vita riserva belle sorprese.

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  16. Vero Elena! Perché in più noi abbiamo anche quelle!!!
    E' troppo difficile la vita di una donna ma...vuoi mettere?

    Confesso che quando ero ragazza nel vedere la differenza tra la vita degli uomini e quella delle donne mi dicevo spesso che avrei preferito nascere uomo...Adesso non mi sfiora più questo pensiero...E sono felice di avere due figlie femmine! Ce la faremo, come ce l'abbiamo sempre fatta!

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  17. Grazie per le tue parole cara Alchemilla le accetto come se mi venissero pronunciate da una sorella... non abbandonerò perchè non renderò vano tutto questo tempo e questi sacrifici fatti sinora, i miei ma soprattutto quelli della mia famiglia.
    Sarà dura ma vedrò di farcela.
    Un abbraccio affettuoso.

    P.s: odio i politici che sanno solo ingozzarsi!

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  18. Però non solo i politici...
    Ci sono tanti esempi di gestioni aziendali nel rispetto dei dipendenti.
    E tutti gli altri?
    E tutti i "grandi" che ci tengono nella povertà, nell'ignoranza, nel intorpedimento per il loro potere?
    E i mass-media che raccontano solo quello che vogliono...
    Sto divagando. Un abbraccio!

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  19. Ti diro' Alchemilla,
    concordo con te, tutto non si puo' fare, ma ci si puo' provare...
    io ho una bimba di due anni, una mega carriera davanti a me e parenti lontani, lontanissimi (vivo all'estero e mi piace :-))
    eppure ci provo a fare tutto bene, non perfetto, ma bene.

    Io non critico le scelte di nessuno, ma lasciatemi fare le mie senza ringhiarmi addosso che mia figlia due anni ce li ha solo oggi e non domani... beh... io ora posso far carriera, non domani.

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  20. Questo argomento è veramente spinoso e complicato.
    Credo innanzitutto che la società italiana abbia urgente bisogno di donne che lavorino ai piani alti. Non se ne può fare a meno perché il punto di vista femminile e la nostra capacità di organizzazione siano fondamentali per dare una scossa al nostro paese. Questo anche a livello politico. Sono per le quote di genere. Il problema credo che sia nella mascolizzazione della donna, cioè si pretende che la donna svolga i compiti con i tempi e i modi maschili. Su questo caschiamo anche noi donne, non abbbiamo la consapevolezza di quello che siamo e possiamo essere. Per questo ci critichiamo e spesso non facciamo squadra. Ma quando questo avviene non ce n'è per nessuno. Ovvio che per una donna avere un figlio non è come fare una passaggiata e poi torni normale. A livello emotivo tutto cambia e ci vuole un bel po'di tempo per metabolizzare il tutto. Quello che è importante, ed è stato più volte sottolineato nei commenti, è il fatto che dobbiamo accettare la collaborazione dei nostri uomini, accettando e rispettando i loro tempi. Che le lenzuola siano stese in modo inguardabile. Su questo bisogna proprio fare un lungo cammino insieme. Ma secondo me il punto focale è che la nostra società non ama i bambini per quello che sono e non li rispetta. Seguo alcuni blog scandinavi e molti manager maschi quando serve si portano in ufficio i bambini e nessuno li guarda o pensa male. Anche gli impiegati hanno figli e se serve anche loro li possono portare in ufficio!
    I bambini sono una ricchezza, non dovrebbero essere considerati un peso e un costo per la società. Chiudo qui, questo commento chilometrico. Avrei tante altre cose da dire, prima o poi farò un post sull'argomento. Grazie per avermi interpellata! Ciao oggi sarò fuori tutto il giorno, in tarda serata mi collegherò nuovamente.

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  21. Contribuisco alla discussione, prendendo la parola per coloro che nessuno interpella: i figli.
    Ai figli della nostra carriera non gliene importa giusto niente, e nemmeno degli agi e degli oggetti in più che sono portati dal denaro extra, e a loro non interessa una tata amorevole: l'unico amore che vogliono è il nostro, nonchè un certo grado di presenza fisica nelle loro vite.
    Per cui dico: è indifferente il partner della coppia che si vuole dedicare alla carriera, purchè ci sia l'altro presente nella vita dei figli. Giusta la tua osservazione Alchemilla sul domandarsi perchè si vogliono i figli: non sono certo un obbligo, non li ordina il dottore, non sono un accessorio irrinunciabile. Secondo me sarebbe meglio avere figli se almeno un genitore è disposto ad occuparsi di loro, in quanto ripeto loro non possono scegliere ma solo accettare le nostre decisioni.

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  22. Ciao,
    per farti capire come la penso sull'argomento ti dico che nelle mie ultime vacanze in Alto Adige ho invidiato un'asina che coccolava il suo cucciolo senza avere altri impegni e altri pensieri. E non si può certo dire che l'animale sia tra i più fancazzisti!
    Certo non ha ambizioni, ma almeno non va contro la propria natura, come invece accade (ad esempio) a me. Intendiamoci: dopo la nascita dei miei figli non c'è ambizione che tenga, loro sono al primo posto, è solo che nell'elenco delle priorità c'è una lunga lista di spese (fisse e una tantum) che reclamano il mio stipendio!
    Cerco solo di non farlo pesare più di tanto e ovviamente niente straordinari e zero apericene.
    Ciao. Silvia, Sr

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  23. Speranza Melanele e Silvia grazie per la vostra sincerità. Io nel post non sono stata sincera perché la penso come voi.
    E chissà perché ieri in biblioteca era appena arrivato un libro sulla decrescita. L'ho preso e l'ho sfogliato e mi sono detta...Ma perché la gente ha così tanta voglia di lavorare? Se non fosse necessario per mantenersi...A volte sento addirittura persone che dicono che se vincessero alla lotteria non smetterebbero di lavorare...EH? Immagino che ci siano lavori bellissimi ma immagino anche che siano quelli in cui ci si può prendere anche del tempo libero...

    @Speranza il intervento mi è piaciuto tantissimo. E' l'essenza del discorso. Se manca l'amore per i bambini difficile che tutto quadri...

    @Silvia, anche a me piace pensare agli animali, per un periodo che a noi sembra limitato, ma che paragonato alla lunghezza della loro vita è molto più ampio, sono lì solo per i cuccioli...

    @Melanele, che dire? Concordo pienamente.

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  24. @Anonimo,
    la mia tesi è se un genitore vuole la carriera che la faccia ma non faccia pesare al figlio di esserne un intralcio. Serenità nelle scelte è maggior serenità anche per il figlio.

    Le donne valgono e sarebbe bello e utile averne di più ad alti livelli, soprattutto politici. E se i figli di queste donne capaci e ambiziose devono fare qualche sacrificio ben venga se questo va a vantaggio della società.

    Io, per esempio, non ho ringhiato contro Rachida Dati che è rientrata al lavoro dopo il parto...

    Forse paio contraddittoria...

    Mi spiego meglio e sono sincera fino in fondo: se la carriera di una donna è a vantaggio della società, se la sua presenza al lavoro serve, in qualche modo, a migliorare il mondo, credo vada sostenuta fino in fondo.

    Se la carriera di una donna (ma in questo caso anche di un uomo) è fatta per accumulare denaro, ricchezze e prestigio io vedo solo uno snaturamento della nostra vita, un allontanamento dalle cose che contano e che danno soddisfazione.

    Se la carriera di una donna è per mantenere la famiglia e se questa donna ha una marcia in più e riesce a fare tante cose bene e ha la capacità di mantenere l'equilibrio e se ha un bel lavoro che la ricarica di ossigeno per la sua vita, allora ben venga.

    Il mio discorso però è questo: se ti piace il tuo lavoro vuoi passarci molto tempo.
    Ma se fai un figlio è perché "ti piace" no? E allora perché ci passi poco tempo?
    Per quello che ci piace troviamo sempre il tempo ma se per il figlio non abbiamo questo tempo vuol dire che forse non ci piace così tanto e forse potevamo anche non metterlo al mondo che non è proprio obbligatorio (a volte capitano...)

    Forse io sono troppo razionale, troppo organizzata...troppo brava nel delegare...troppo disinteressata...troppo distaccata dalle mode...Forse anche troppo fortunata?

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  25. Perché alla fine il messaggio è questo.

    Un figlio di genitori impegnati in un lavoro che contribuisce a migliorare il mondo, ti immagini che stima hanno dei loro genitori, che esempio hanno davanti?

    Un figlio di genitori che lavorano per le cose...

    Un figlio di genitori che lavorano perché è necessario, capisce, non mi ripeto, non è su questo punto che voglio discutere.

    @@@

    Quello che penso io, però, è che meno si lavora meglio si sta.

    Quello che penso io è che il tempo passato al lavoro è tempo tolto a tutto ciò che di bello c'è.

    Penso che sono pochissimi i lavori per cui vale la pena rinunciare al resto. E sono quelli socialmente utili o creativi. Quelli che coincidono con quelli che per altri sono un hobby.

    Penso che dare tutto per il guadagno di qualcun altro sia veramente triste...Essere perennemente stanchi e insoddisfatti per aumentare i guadagni di qualcun altro...

    Quello che penso io, per me, è che decrescere è bellissimo fino a che si riesce a mantenere le proprie passioni.

    Passioni che danno soddisfazioni a lunga scadenza. Che provocano un piacere duraturo. Che non stressino.
    Molte sono anche gratuite...

    ps. immagino che chi si è iscritto a questi commenti stia cercando di cancellarsi!

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  26. Ciao, leggo ora e apprezzo questo tuo articolo. che in parte mi trovo a condividere, ma mi chiedo anche se davvero, come tu dici, si tratta di isterismi femminili, di aspirazioni inarrivabili di perfezione, o se magari non ci sia dietro un disagio reale, visto che tante donne al giorno d'oggi si trovano strette tra queste due realtà incompatibili. D'accordo con te su tante cose: che il figlio non è un accessorio, un hobby, che la maternità sia un'esperienza totalizzante a livello esistenziale, e non si può pensare di continuare a condurre la vita di sempre e poi autocrocifiggerci perchè dobbiamo rinunciare agli aperitivi e alle serate. Io credo che molte giovani donne oggi arrivino alla maternità senza aver ben chiaro in mente che cosa realmente questo significhi. non è un'accusa né una critica: in questo numero includo in primis me stessa, che non ero affatto preparata alla maternità quando, senza attenta e ponderata pianificazione, mi sono trovata a diventare madre. E' che non veniamo più cresciute per questo, noi donne, e per fortuna che oggi ci si aprono davanti possibilità di scelte differenti, anche se non sempre, non dovunque, è poi tanto facile portare avanti realmente le proprie aspirazioni giovanili (ma questo è vero purtroppo per i giovani in generale, includendo il genere maschile). Vero è che le donne in più devono fare i conti con la reale difficoltà di conciliare la vita lavorativa col loro ruolo di madre. E in questo condivido ciò che dice Kosenrufu mama: credo che i ruoli siano differenti, e che sia forse un tantino pretenzioso pensare che un padre si possa sostituira a una madre nell'allevare un bimbo di pochi mesi (se non altro per ragioni fisiologiche che gli impedirebbero per esempio l'allattamento al seno... e non mi pare sia poco) o anche di pochi anni. Perchè è con la madre che questo rapporto si instaura. Se poi vogliamo raccontarci storie diciamoci che sì, che è possibile a un padre sostituirsi interamente e con successo alla madre. Che poi ognuno è libero di vivere la sua vita come vuole, seguendo le proprie priorità. ma non vedo perchè allora ostinarsi a volere un figlio se non si è disposti a mettere in secondo piano proprio niente? Intendiamoci: non sono contro la scelta di una donna di perseguire la sua carriera, ma credo anche io, come qualcuno ha detto più su, che il benessere dei figli sia a questo punto la priorità assoluta, e che se uno pensa di poter delegare la crescita dei suoi ad altri, forse dovrebbe chiedersi quali motivi lo spingono a desiderare un figlio. Mi rendo conto che non aggiungo molto di originale a quanto detto finora. Da madre disoccupata non posso che inchinarmi di fronte a quante si arrabattano tra un lavoro quasi sicuramente poco gratificante e l necessità di stare accanto ai propri figli e di portare avanti la casa. del resto mi rendo conto di sentire acutamente la mancanza di un altro canale di realizzazione personale al di fuori della famiglia. Non è la carriera che mi interessa, quanto la necessità di sentirmi produttiva nella società e di fare qualcosa che mi piaccia e che mi gratifichi, come è stato per me lo studio (se avessi scelto di studiare in vista di un lavoro sicuro, sicuramente non avrei scelto la facoltà che mi sono scelta). E credo che il modello genitoriale in questo incida molto: i miei genitori hanno entrambi lavorato sempre. mia madre, professionista nel settore medico, ha dovuto sottostare per molti anni a turni distruttivi, ma è riuscita a tirare su 5 figli, senza genitori o suoceri vicino e senza delegare del tutto a tate il compito di stare con noi. Forse è per via del suo modello non certo ordinario, che sono cresciuta con la convinzione che non fosse poi tanto difficile fare tutto e bene. Troppo tardi mi rendo conto di quanto invece deve essere stato arduo. E lasciamo stare che le politiche sociali di oggi sono decisamente peggiorate rispetto a una generazione fa.

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  27. Ciao cara...
    Io penso che l'argomento sia troppo vasto e che le scelte siano dettate molto dalle situazioni personali. Difficile dare un'opinione, o per lo meno difficile dare un'opinione obbiettiva. Ognuna di noi fa, ho ha fatto scelte in base alle proprie esigenze o situazioni. Io, come ben sai, ho scelto di lavorare in proprio fin da quando ero molto giovane, e quando ho voluto avere un figlio (la Picciona) ero ben consapevole che avrei dovuto chiedere aiuto a strutture comunali, baby sitter e tate varie...ma ho fatto la mia scelta con convinzione e consapevolezza, in casa i compiti sono stati divisi tra me e mio marito, e la Picciona è cresciuta senza sentirmi una mamma assente. Anzi, come già mi è accaduto di raccontare il mio rapporto con lei, che ora ha 19 anni, è davvero molto bello. In tutto questo non ho mai rinunciato a cene con amiche o momenti solo per me stessa. Sensi di colpa? Li ho avuti, li ho combattuti, li ho vinti.
    Un sorriso
    Tatti

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  28. @Grazie Tatti. Ci tenevo molto alla tua testimonianza. Alla fine a rendere tutto più difficile sono i sensi di colpa che tu hai combattuto e vinto.

    @Suster, ma allora non se ne esce, vero?
    Tua madre è stata veramente coraggiosa!

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  29. Sono sempre io - anonimo -
    ma scusa, una carriera e' una carriera e' per raggiungere obbiettivi personali, che questi siano prestigio o fama o soldi non c'e' differenza agli occhi di un bambino.

    Sono d'accordo, un bimbo va protetto dall'assenteismo di genitori distratti, ma noi (e anche tu) non siamo nessuno per giudicare quali sono le motivazioni si e quali le no...
    non sta a noi distinguere i buoni o i cattivi...

    ci sono tante mamme casalinghe che delegano a nonni e strutture piu' delle lavoratrici, e che schiaffano i bimbi nei box per ore intere....
    quindi basta fare di un erba un fascio!!

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  30. Da qualche parte l'ho già scritto che in effetti non è che una mamma in casa sia una mamma presente.

    E invece sono convinta che un figlio riesce benissimo a distinguere il perché un padre o una madre è assente...

    Io non voglio giudicare le varie scelte. Io voglio invitare a prendersi le responsabilità delle proprie scelte. Perché ogni scelta ha una sua conseguenza ed è troppo facile dare la colpa agli altri quando ci si scontra con gli effetti della propria scelta, e dirsi infelici...

    Ma non stiamo discutendo tra chi sono i buoni o i cattivi...

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  31. Ah Alchemilla, sono la persona meno indicata per parlare di questo argomento, non sono nè mamma nè in carriera...ma, visto che mi hai gentilmente invitato dò la mia opinione basandomi su quello che ho visto e vissuto indirettamente.

    Innanzitutto bisogna distinguere che tipo di lavoro una donna fa. Se parliamo di carriere ad alto o altissimo livello, in Italia non sò se sia possibile, o forse ti puoi portare il figlio in ufficio, non sò bene, ma non credo!
    Mi ha colpito molto scoprire che in alcuni Paesi nordici, le "top manager", proprio quelle supermegagalattiche, quando hanno un figlio lavorano part time nei modi che gli è più comodo...e continuano a fare le top manager (anzi, womanager!).
    Si, è questione di mentalità che si ha, ma se non sei appoggiata dal sistema, aivoglia ad avere la mentalità avanti...l'unica è essere talmente tosti da voler cambiare le cose...Ci vuole anche un bel lavoro di squadra per far si che questo succeda, e nelle aziende italiane...ah ah...

    Quando arriva un figlio stravolge l'ordine delle cose, non puoi fare esattamente quello che facevi prima, negli stessi tempi e modi, ma in teoria si può farlo diversamente, (sempre che tu abbia un lavoro che te lo permetta, perchè se fai l'impiegata o l'operaia non sei tu a decidere tempi e modi, perchè magari il lavoro è più una necessità che una vocazione).
    Se decidi di farlo è perchè in quel momento hai questo desiderio, e quindi dovrebbe essere naturale che, ora è lui diciamo l'"interesse" principale della tua vita, ed è giusto che lo sia, perchè sei tu la cosa fondamentale per lui in questo momento.

    Ma tu parli di aperitivi con le amiche e tempo per se, ma spero che tu intenda "nello stesso modo di prima", perchè se una madre non ha nemmeno più il diritto di sedersi al tavolo di un caffè a chiacchierare con un un'amica, vuol dire che c'è qualcosa che non va, nella sua mentalità o nel suo rapporto...
    Non credo che nessuna donna debba sentirsi in colpa se lascia un giorno ogni tanto il figlio solo col marito, o con i nonni, e da sola (o anche solo loro due, perchè c'è gente che per anni non lo fa, vadano al cinema o a bere un caffè.
    Forse ho capito male! Cioè, non è che se hai un figlio automaticamente snetti di esistere in quanto persona....
    Persino gli animali (osservavo la gatta con i suoi gattini) ogni tanto si staccano, vanno a fare un giro, oppure appena hanno mangiato un pò li lascia dormire e lei si mette in un angolo a pulirsi!!! :)

    Dall'altro lato, invece, non voler cambiare un pò stile di vita quando arriva un figlio, forse si, sarebbe meglio non metterlo al mondo oppure aspettare, magari non è il momento giusto. Quello che succede al bambino nei primi anni di vita è fondamentale e per me assolutamente primario, quindi siccome abbiamo facoltà di scegliere (spero) se metterlo al mondo, dobbiamo tenerne conto, se il bambino si troverà in difficoltà senza aver deciso di nascere, è veramente ingiusto....
    Poi vale si il tempo trascorso, ma soprattutto la qualità del tempo, magari una mamma o un padre impegnatissimi in quelle poche ore che ci sono travolgono il bambino con talmente tanto amore, che magari il bambino ne sentirà la mancanza, non l'"assenza", non sò se mi sono spiegata........

    Un'ultima cosa che volevo dire, e scusate la lunghezza del commento, è che molte, moltissime donne, non sò per quale motivo, ma è così, non lasciano fare qualcosa agli altri, perchè non le sanno fare bene come loro, pretendono la perfezione, da persone che magari non l'hanno mai fatto in vita loro...ed è per questo motivo che gli altri fanno finta di non vedere quel che c'è da fare.

    O forse vedo il mondo un pò troppo semplicisticamente, infatti mi sono ricopiata questo commento e voglio proprio rileggerlo fra qualche anno, se dovessi avere figli, per vedere se ho detto qualche castroneria!!
    :)

    Ciao Alchemilla

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  32. @Annarita carissima forse mi sono espressa male, ci mancherebbe che uno non possa più vivere se ha un figlio!
    Intendevo proprio negli stessi termini di prima.

    Io cerco di sostenere sempre le donne, nel mio piccolo.

    Quando votando si poteva ancora scegliere la persona ho sempre sostenuto donne.

    Quando mi è capito di poter proporre due persone per un lavoro ho proposto donne (e per fortuna sono state assunte).

    Inoltre se mi capita di vedere una mamma in difficoltà mi offro di tenere i figli anche solo per qualche ora.

    E poi in tante altre piccole cose: vado da medici donne, leggo autrici donne, frequento e organizzo corsi tenuti da donne...
    Ma non me la prendo nemmeno se le insegnanti donne delle mie figlie si prendono un anno o più di maternità...

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  33. Dalla mia esperienza e da quello che vedo attorno a me, colleghe e figli ormai adolescenti, direi che conciliare le due cose con successo è molto dura, quasi impossibile. A meno che non si abbiano dei nonni e un marito veramente in gamba.
    Poi sono d'accordo con il direttore di V.F.

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  34. Ottima la risposta del Direttore di VF, ma mi piacerebbe anche sentire la campana di qualcuna delle redattrici. Posso solo sperare lo confermerebbero.
    Per il resto l'argomento è enormemente vasto e sfaccettato: accettazione della donna e dei suoi troppi ruoli da parte di se stessa, dei propri compagni, delle altre donne.
    Credo stia proprio a noi mamme, lavoratrici o non, impegnarci per istillare nelle nostre figlie il senso di un equilibrio tra i ruoli ancora oggi latitante.
    E alle mamme dei maschi, please, fate la vostra parte, che è forse la più importante... ;D

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  35. Presente! Sono la regina della delega, dove economicamente possibile: non perdo il mio valore di donna se i pavimenti li passa mio marito o se le pizze le fa il fornaio.
    Epperò ho delle remore sulla delega dell'educazione dei miei figli. Nel senso: OK i nonni quando possono, OKissimo mio marito (ma perché non si chiede mai ai padri se gli scoccia delegare alle madri?), ma non mi piacerebbe che ad accogliere i miei figli al ritorno da scuola ci fosse una tata.
    Credo che in un mondo ideale ci sia la possibilità di lavorare ad alto livello e occuparsi dei figli: basterebbe lavorare con flessibilità di orari e di luoghi. Senza illudersi però che la fatica diminuisca, ed è questo secondo me che frega molte donne: non si rendono conto che, se si fatica dietro a cose senza valore, si toglie energia a ciò che conta.

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