Un indovino mi disse di Tiziano Terzani (1995)

Ho assaporato questo libro dall'inizio alla fine, con inusuale lentezza e continuo stupore.
Certo "un vero viaggio non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi", certamente "leggendo si vivono mille vite" ma quando scopri "Un indovino mi disse" e la vita di Tiziano Terzani ti senti un po' stretta nei tuoi panni di lettrice squattrinata seduta su un divano!
E anche se questo libro non è solo un viaggio nello spazio e nel tempo ma anche un viaggio dentro di sé (quindi forse non proprio in coerenza con lo scrittore) ho voluto viaggiare un po' anche con internet e scoprire qualcuno dei luoghi da lui citati e la storia di quei popoli.
Soprattutto perché quando ha parlato del Laos mi ha così affascinato questa terra a me sconosciuta, che aveva solo una bella forma nelle cartine geografiche con cui mi piace giocare, che non ho resistito.
"Senza un accesso al mare, al riparo di impervie montagne che lo isolano dalla Cina e dal Vietnam, protetto dal Mekong che lo separa dalla Thailandia, senza un singolo ponte che unisce le due vie, il Laos, nonostante le guerre, le invasioni e le pressioni dei suoi vicini, ha continuato nel suo antico, distaccato ritmo di vita".
Questo prima del 1993 perché poi la pressione è stata così forte e pesante che ha dovuto cedere...pesantemente...
"Che brutta invenzione il turismo! Una delle industrie più malefiche! Ha ridotto il mondo a un enorme giardino d'infanzia, a una Disneyland senza confini. Presto anche nella vecchia, remota capitale reale del Laos sbarcheranno a migliaia questi nuovi invasori, soldati dell'impero dei consumi e, con le loro macchine fotografiche, le loro implacabili videocamere, gratteranno via quell'ultima naturale magia che lì è ancora dovunque."
E così è stato.

Mi ha impressionato la storia di ogni luogo, tutti quei militari e poliziotti corrotti e feroci: la Birmania (presto leggerò un altro libro) con quel regime così spietato, la Thailandia divorata dalla modernità, la Malesia divisa tra le sue etnie, l'Indonesia che si barcamena tra modernità e tradizione, il Vietnam testardo, la Mongolia sofferente e tutto il lungo viaggio dal Bangkok a Firenze in treno e il ritorno in Asia via mare.
Tiziano Terzani ci racconta le contraddizioni del mondo.

"Poi uscivo fuori, per le strade di Phnom Penh, e le Nazioni Unite erano soldati indonesiani (quelli responsabili del massacro di Dili nell'isola di Timor), soldati thailandesi (quelli che avevano sparato sulla folla disarmata nel centro di Bangkok); le Nazioni Unite erano anche i poliziotti di alcune dittature africane. Tutti venuti, con un berretto azzurro in testa, a portare la democrazia e il rispetto dei diritti umani."

Terzani è sincero, diretto, con le sue descrizioni ti trasporta in un altro mondo ma con le sue parole ci aiuta a riflettere, a guardare la modernità da un altro punto di vista, ci apre gli occhi.

"Da qualche parte c'è qualcuno, per il quale nessuno ha votato, che spinge perché il mondo giri sempre più alla svelta, perché gli uomini diventino sempre più uguali in nome di una roba chiamata "globalizzazione" di cui pochi conoscono il significato e ancor meno hanno detto di volere."

Ogni capitolo trasmette qualcosa e ogni volta ti sembra di essere stata in quel posto, di aver visto con gli occhi di Terzani. Mi ha colpito molto quando è stato in visita in Birmania, nel triangolo d'Oro della droga.


"Quanto ingannevole può essere la bellezza!
Quel panorama toglieva il fiato con la sua vastità, la sua quiete, la sua vitalità. Eppure era da lì, da sotto quegli alberi maestosi come cattedrali, da quelle macchie di bambù esuberanti come fuochi d'artificio, che partiva il sentiero di dolore che traversa tutti i confini, varca tutti i mari, arriva in tutti i paesi per entrare nelle nostre case e uccidere i nostri figli.
Quel che avevo dinanzi era il cuore del Triangolo d'Oro - anche quello che nome  ingannevole! -, la fonte di gran parte dell'eroina oggi prodotta nel mondo."

Nel caso non fossi l'unica ad aver letto questo libro solo ora, ve lo consiglio caldamente e spero che riusciate, come me, a farvi trasportare dalla magia di questo autore.
"Il destino di questa straordinaria civiltà che aveva, davvero per millenni, preso un'altra via, che aveva affrontato la vita, la morte, la natura, gli dei in maniera diversa dagli altri, mi rattristava! Quella cinese era una civiltà che aveva inventato un suo modo di scrivere, di mangiare, di fare l'amore, di pettinarsi; una civiltà che per secoli ha curato diversamente i suoi malati, ha guardato diversamente il cielo, le montagne, i fiumi; che ha avuto una diversa idea di come costruire le case, di fare i templi, un'altra concezione dell'anatomia, un diverso concetto di anima, di forza, di vento, d'acqua; una civiltà che ha scoperto la polvere da sparo e l'ha solo usata per fare fuochi d'artificio invece che proiettili per i cannoni. Quella civiltà oggi cerca solo di essere moderna come l'Occidente; vuole diventare come quell'isolotto ad aria condizionata che è Singapore; produce giovani che sognano solo di vestirsi come rappresentanti di commercio, di fare la coda davanti ai fast food, di avere un orologio al quarzo, un televisore a colori e un telefonino portatile.
Non è triste? Non dico per i cinesi. Ma per l'umanità in genere, che perde molto nel perdere le sue diversità e nel diventare tutta uguale."
Qualche nota su Anobii.


Molto bello anche questo libro fotografico
 curato dal figlio Fosco Terzani

Commenti

  1. Ciao...
    anche per me questo libro ha del significato.

    Nel lontano 98 sono stata in malesia (proprio dopo averlo letto)...e siamo andati a cercare il ristorante di cui parla ad un certo punto del romanzo (e' passato troppo tempo non ricordo piu' il nome del signore che lo gestiva).. ed abbiamo mangiato il granchio piu' piccante di qualsiasi cosa di piccante abbia mai mangiato in vita mia .......
    L'unico viaggio in estremo oriente della mia vita...e devo dire che mi ha aperto occhi e cuore...quando sono tornata ho lasciato il mio ex compagno...ed ho iniziato la seconda parte della mia vita adulta....
    Non credo alle coincidenze....avevo bisogno di questo libro e di quel viaggio..(anche di un altro libro in effetti..."anatomia dell'irrequietezza di Bruce Chatwin)
    Mi hai fatto iniziare bene la giornata
    Grazie
    Elena

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  2. Terzani è uno dei miei autori preferiti. L'ho scoperto per caso, con "Un'altro giro di giostra", e poi a ritroso tutti gli altri suoi libri, fino all'ultimo "La fine è il mio inizio". Condivido quello che hai scritto tu, la lentezza nelle righe, la passione, la vita che traspare sono avvincenti, penetrano nell'anima e arricchiscono. Anche per me la sensazione è stata un po' come dice Elena, avevo bisogno di leggere "Un altro giro di giostra" e me lo sono ritrovata tra le mani ... un caso? non so ...
    Ciao

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  3. Ecco un altro autore, come la Deledda, che ha alimentato le mie letture negli ultimi anni. In questo volume, Terzani è profetico per quel che dice su come il mondo, in particolare il cosddetto terzo mondo, si sarebbe trasformato. Molto belli anche "La fine è il mio inizio" e "Un altro giro di giostra".

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  4. O la smetto di leggere le tue recensioni o allargo lo spazio vicino ( e sopra/sotto/da parte) al mio letto.
    Ecco un altro scrittore che mi hai invogliato a leggere.

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  5. Terzani... Terzani... Terzani... Ho un grande debito di riconoscenza verso Terzani, che in un certo senso considero uno dei miei maestri di Vita!!! Un indovino mi disse è stato il secondo libro che ho letto, subito dopo La fine è il mio inizio... a seguire Un altro giro di giostra (che ti consiglio con tutto il cuore) e poi, via via, tutti gli altri. C'è qualcosa in Terzani che vibra con me, le sue parole sono le mie parole, dice quello che avrei detto anche io se fossi una scrittrice, se avessi tanto viaggiato. Anche io ho letto il libro con un atlante sotto il naso, proprio per percorrere insieme a lui tutto il suo viaggio durato un anno, un anno lento, senza aerei, in mezzo, fra la gente... Stupendo!!!
    Un bacio
    Francesca

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