La collina del vento di Carmine Abate (2012)

Che gran meraviglia questo romanzo e la calda atmosfera della Calabria.
Ogni pagina mi emoziona! L'amore di questa famiglia scalda il cuore.
Ho passato ben tre lunghe vacanze in Calabria e ho girato molto, sentivo lo stesso profumo che sentiva Michelangelo, suo padre Arturo e il nonno Alberto.
Leggendo mi immaginavo di essere sulla collina descritta dall'autore, rossa, grazie ai fiori di sulla e al lentisco...
Questi luoghi sono ricchi fuori e dentro. Solo chi è capace di amarli sa capirli e apprezzarne la bellezza e i tesori nascosti. Gli altri sono ciechi e ignoranti. O disonesti e malandrini che pensano solo alle loro tasche.
Sentivo il piacere della fatica nel lavorare la propria terra e mi scorrevano brividi lungo la schiena per questa fatica che noi non conosciamo, che scansiamo, di cui abbiamo tanta paura: abbassarsi, sudare, ore e ore...
Sentivo l'amore di Arturo e Lina e quello per i propri figli, il bel rapporto con i suoceri, la gioia di condividere il poco e, ancora, la fatica.
E poi la Storia che avvolge, accompagna, sorregge questo romanzo.
E tutto questo amore, queste emozioni, questo calore si percepisce e resta dentro nonostante ci siano dolori, disgrazie e lutti.
Cosa c'è da capire? Sono più importanti quattro pietre in croce dentro un pantano fitùso e zanzaroso o una bella piana bonificata e fertile, dove un giorno cresceranno alberi da frutto e vigne, che daranno da mangiare a tanta gente? Con gli scavi cosa si mangia, i pezzi di terracotta? Queste robe interessano solo a chi ha già la panza piena e una grassa eredità per i suoi figli e i figli dei figli.
Le donne della famiglia sono tutte tradizionali e legate alla terra, tranne Ninabella. Inizialmente la madre e la nonna volevamo per lei la loro stessa vita e io mi chiedo perché, dalla notte dei tempi, le madri e le nonne, sono state spesso le prime ad ostacolare la richiesta di cambiamento di figlie e nipoti.
Un romanzo che mi ha accompagnato con dolcezza anche se le ultime settanta/ottanta pagine non mi sono piaciute così tanto. Spero di leggere presto un altro lavoro di questo autore!
E' inutile piangersi addossò, affermò convinto, se il potere costituito latita o è contro di noi, noi dobbiamo affrontare la vita di petto, come hanno fatto i contadini nostri in questi anni, senza aspettare che siano gli altri a risolverci i problemi dall'alto, ma provarci da soli, passetto dopo passetto. Qui c'è bisogno di pane e lavoro, d'istruzione e cultura. Occorre partire da azioni concrete per creare le basi di un mondo nuovo. Lo so che tutto questo può sembrare un sogno, lontano e inafferrabile come le stelle dalla nostra miseria quotidiana. Noi comunque dobbiamo crederci e, soprattutto, volerlo.

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