Storia di sogni e di assassini di Malika Mokeddem

Dalla prossima settimana prometto di tornare alla normalità e parlare anche d'altro, non solo di libri, anche se...nei libri c'è veramente tanto...Se ne avessimo il tempo e la voglia, letto un libro, potremmo stare ore ed ore a discutere, ad approfondire, a cercare di capire.
Soprattutto dopo "Storia di sogni e di assassini" di Malika Mokeddem.
Questo è un racconto davvero difficile da capire, non si può mettere un punto alla fine di questa storia, si ha bisogno di conoscere qualcosa in più, di sapere, ma soprattutto di comprendere tutti i perché.

Ne ho abbastanza di vedere i migliori di noi trasformarsi in salme! Basta tombe! Basta stupri, racconti sanguinari e altre cronache da incubo sui giornali, alla radio, nelle strade. Basta con le minacce e gli impedimenti familiari. Basta con tutte le diverse facce dell'abiezione. Ne ho abbastanza di vivere in sospeso, fra paure e precarietà, senza avvenire: è davvero troppo pesante per una piccola persona come me. Partire, andare il più lontano possibile.
Malika Mokeddem è bravissima, secondo me, ha uno stile non semplice ma intenso, poetico, evocativo. Mi spiace che questo sia l'ultimo libro che potrò leggere, perché N'zid è fuori catalogo e non lo trovo nemmeno in biblioteca e non ne sono stati tradotti altri.
i due emblemi stessi della nostra libertà: il sapere e l'amore. Questi due diritti, li abbiamo avuti con uno sforzo tremendo: sono il nostro riscatto nella totalità dell'essere, nella sua dignità. Amare è farsi forti di due volontà per affrontare le orde dell'intolleranza. Sapere è inebriarsi la mente di luci e comprendere che l'oscurantismo ci avvilisce tutti. E' riappropriarsi della vita, imparare a difenderla, a denunciare. E a dire no.
Questo "Storia di sogni e di assassini" è più doloroso e rabbioso rispetto a "Gente in cammino" in cui l'infanzia mitiga un po' i toni. Qui la donna protagonista, Kenza nata a Orano in Algeria, è una studentessa universitaria che vive pienamente i soprusi e il clima di terrore dell'Algeria negli anni novanta. E infatti quando non ce la fa più va in Francia a Montpellier, a cercare il ricordo della madre.
E' come se il loro corpo e il loro volto non fossero altro che un sesso da nascondere a ogni costo. In altri tempi le si sotterrava appena nate, ma chador, hijab, foulard e stracci di ogni genere continuano a seppellirle ancora oggi.
L'autrice trasmette attraverso Kenza, con cui ha molto in comune, la sua rabbia per la situazione dell'Algeria, la sua condanna al trattamento riservato alle donne, ma anche il suo amore per quella terra meravigliosa e difficile. Quanto dolore! 
Un popolo che disprezza così la sua parte femminile, che addestra i suoi figli alla misoginia e al fanatismo, come si addestrano i cani, lavora alla sua infelicità.


Commenti

  1. ...a me questa carrellata di libri è piaciuta molto..e ho preso nota di qualche titolo...
    Ora arriva il bello: vedere se trovo i titoli che mi interessano in versione digitale...
    Un abbraccio

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    1. Mi fa piacere. Magari qualcuno lo trovi in francese... Ciao. A presto!

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